Oggi nella nostra rubrica #percezionecritica ci occuperemo del Mes, di cui ultimamente si fa un gran parlare, fornendo al lettore “le istruzioni per l’uso” necessarie per orientarsi in questa selva oscura.
I giornali e le televisioni non fanno altro che riportare le polemiche in corso circa questa misteriosa entità, ma in pochi si soffermano a tentare di spiegare di che cosa si tratti effettivamente e delle ragioni che hanno reso popolare una tematica altrimenti di nicchia.
Indice dei contenuti
Che cos’è il Mes?
Il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un’organizzazione intergovernativa europea nata nel 2012 dall’evoluzione dei precedenti sistemi denominati FESF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) e MESF (Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria). La sua principale funzione è quella di fornire assistenza economica ai paesi dell’area Euro in grave crisi attraverso la concessione di prestiti, la ricapitalizzazione di istituti di credito e, nei casi di estrema gravità, la ristrutturazione del debito pubblico.
Gli aiuti, ovviamente, non vengono concessi indiscriminatamente ma solo laddove essi siano necessari per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’intera area Euro.
Perché nasce il Mes?
L’esigenza di costruire un “paracadute” finanziario nell’area Euro si è avvertita all’indomani della crisi economica del 2008-2012 che ha portato diversi Stati membri dell’U.E sull’orlo del default.
E’ il caso della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo, i quali in quel momento storico hanno rischiato di fallire, ovverosia di non essere più in grado di pagare stipendi, pensioni, garantire servizi pubblici.
Naturalmente, come vedremo nel prosieguo, l’aiuto del Mes non è indolore per lo Stato richiedente: i prestiti e le diverse misure previste a salvaguardia della stabilità finanziaria dell’area Euro sono subordinati ad alcune rigide condizioni.
Qual è la dotazione economica del Mes?
Il Mes è finanziato dagli Stati che ne fanno parte, in misura proporzionale alla loro importanza economica. Attualmente il maggior contributo economico proviene dalla Germania (27,1%), seguita dalla Francia (20,1%) e dall’Italia (17,9%) e la dotazione complessiva effettiva – comprensiva dei contributi di tutti gli altri membri del Mes – è pari ad 80 miliardi di Euro.
Oltre a quanto effettivamente versato, gli Stati membri hanno sottoscritto capitale per un valore complessivo di 700 miliardi di Euro, impegnandosi cioè a versarlo concretamente solo ove ciò si rendesse necessario.
Avendo tale “potenza di fuoco”, dunque, il Mes può ricorrere al mercato giovandosi di tassi di interesse assai inferiori rispetto alla media.
Quali sono gli strumenti del Mes?
Come abbiamo visto nei punti precedenti, la funzione principale del Mes è di salvaguardare gli equilibri finanziari dell’U.E. attraverso la tutela degli Stati in difficoltà economica, evitando in tal modo la propagazione degli effetti della crisi di uno Stato sull’intera area Euro.
Concretamente gli interventi del Mes sono i seguenti:
- PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line): linea di credito accessibile a tutti i paesi dell’area Euro la cui situazione economico-finanziaria è solida e che accettano determinate condizioni fissate in un Memorandum d’Intesa “soft” (deficit e debito sotto controllo, facilità a finanziarsi sui mercati negli anni precedenti e l’assenza di problemi di solvenza del sistema bancari);
- ECCL (Enhanced Conditions Credit Line): linea di credito accessibile a tutti i paesi dell’area Euro la cui situazione economico-finanziaria è comunque solida, ma che non rispettano i criteri previsti per l’accesso al PCCL (in particolare il rapporto deficit/pil e quello debito/pil). In tal caso il Mes ante-riforma prevedeva la sottoscrizione da parte dello Stato richiedente di un Memorandum d’intesa “strong”, con l’imposizione di misure correttive (ndr quelle impopolari finalizzate al taglio della spesa pubblica).
Cosa prevede la riforma?
Come noto il dibattito politico in questi giorni ruota tutto attorno alla modifica del Mes, il cui testo definitivo dovrà essere varato all’unanimità a metà dicembre.
Stante la mancanza di un testo definitivo, al momento è possibile solo discutere delle prospettive di modifica.
In generale occorreva trovare un punto di incontro tra le antitetiche istanze degli Stati ricchi del Nord e quelli meno ricchi della periferia d’Europa (tra cui l’Italia).
I primi, infatti, tendono a voler inserire requisiti e condizioni di accesso maggiormente restrittive, per evitare di pagare i debiti degli Stati meno poveri; i secondi, al contrario, temono che l’eccessiva rigidità conduca il Paese in difficoltà a rimanere schiacciato dalla situazione debitoria e, soprattutto, ad essere vittima di speculazioni finanziarie.
La proposta di riforma contenuta nella bozza solo preliminarmente approvata contiene le seguenti modifiche:
- PCCL
Per accedere a tale linea di credito sarà sufficiente una lettera di intenti e non più la sottoscrizione di un Memorandum d’intesa “soft”, a condizione però che lo Stato richiedente rispetti i parametri di Maastricht (in altri termini rapporto deficit/pil sotto il 3% e rapporto debito /pil entro il 60%). Questa condizione estromette dalla possibilità di accesso a questa linea di credito la metà dei Paesi membri dell’Eurozona (tra cui l’Italia), atteso che solo pochi Stati del nord Europa rispettano tali rigidi parametri economici. - ECCL
Resta invariata la necessità di sottoscrizione da parte dello Stato richiedente di un Memorandum d’Intesa “strong”, ma esso sarà meno stringente rispetto al passato. In altri termini, fermo restando l’assunzione dell’impegno a rispettare i criteri di sostenibilità economica, non saranno più imposti aggiustamenti macroeconomici (non ci saranno quindi automatismi tra la richiesta di intervento del Mes e l’imposizione di riforme strutturali). - Introduzione del BACKSTOP
Si tratta di un sistema che rende potenzialmente più sicure le Banche dei Paesi più indebitati, dando la possibilità al Mes di intervenire in soccorso degli Istituti di credito nelle ipotesi in cui il FSR (Fondo di risoluzione unico) esaurisse le risorse disponibili (per un totale di 55 miliardi di Euro). - Clausole di azione collettiva
In sostanza i titoli di debito pubblico collocati sul mercato conterranno una clausola denominata single-limb CACs, che prevede la possibilità di modificare i termini di emissione con la maggioranza a livello della totalità dei titoli.
Questo sistema renderà più veloce e snello il processo di ristrutturazione del debito. Tuttavia è su questo punto che è divampata la polemica politica, poiché taluni temono che ciò possa aumentare esponenzialmente il rischio di speculazioni finanziarie.