Come separarsi dal marito? 10 cose che devi sapere prima di fare qualsiasi cosa

Di Nomos Law Firm

La fine di una relazione è sempre un momento particolare. Si potrebbe dire che è l’ultimo momento ancora in cui si può e si deve ragionare come una diade. I componenti, infatti, dopo aver percorso un tratto di strada insieme si trovano a regolare quelle situazioni che li hanno coinvolti nel loro progetto comune. 

Ciò può essere relativamente semplice solo quando i due smettono di recriminare sulle ragioni della fine del rapporto e ragionano con lucidità sul da farsi per rendere questo processo il meno doloroso possibile. 

Senza voler entrare in ambiti che non appartengono specificatamente alla materia legale si può comunque dire che cosi come per l’inizio di una storia sentimentale anche per la sua fine bisognerebbe ragionare con linearità. 

Occorre quindi valutare tutti gli aspetti che hanno coinvolto la coppia come ad esempio quelli di tipo patrimoniale (il mutuo acceso per acquistare l’abitazione familiare) o, ancora, quelli di tipo personale, come la regolamentazione delle questioni riguardanti i figli.

Nei casi in cui dunque la coppia decide di non proseguire più il cammino insieme l’unica soluzione possibile è la separazione. 

Ogni separazione porta con sé diverse problematiche, ma consente con il tempo di tirare una linea netta sul passato. 

Esistono diverse procedure per terminare un matrimonio. Il metodo migliore è sempre senza dubbio quello di arrivare alla separazione o al divorzio di comune accordo. Ciò è possibile sia se i due coniugi hanno inteso di interrompere la relazione di comune accordo e senza grandi recriminazioni reciproche, sia se la decisione, seppur reciprocamente volontaria, necessita di aggiustamenti circa le problematiche inerenti qualche aspetto della vita in comune. In questo ultimo caso molto utile risulta essere senza dubbio l’ausilio dell’Avvocato, che può mediare le posizioni dei coniugi per arrivare a una soluzione condivisa. 

In questo senso infatti la legge prevede due procedure che possono essere utilizzate quando non vi sia conflittualità: 

– negoziazione assistita;

– separazione consensuale.

In entrambi i casi è sempre preferibile che i coniugi si rivolgano ognuno al proprio legale, anche quando non prescritto obbligatoriamente dalla legge come ad esempio per la separazione consensuale. 

Diversamente in caso di conflittualità fra i due separandi l’unico modo possibile per terminare il rapporto sentimentale è la separazione giudiziale. Questo procedimento oltre ad essere più lungo ha un’altra peculiarità. Esula dall’accordo dei coniugi i quali rimettono tutte le decisioni che li riguardano al Giudice. 

Cosa non fare prima di una separazione?

Prima della separazione occorre che i coniugi tengano fra di loro un rapporto di lealtà. Pertanto è fortemente sconsigliato agire in modo scorretto. Tipici esempi di un comportamento scorretto possono essere svuotare il conto corrente bancario co-intestato, intrattenere una nuova relazione alla luce del sole senza tenere conto della eventuale fragilità dell’altro componente, screditare l’altra figura genitoriale agli occhi dei figli.

Sarebbe preferibile, per una separazione che risulti il più indolore possibile invece, valutare insieme come comunicare ai figli e ai parenti la decisione di separarsi, mantenere un contegno rispettoso dell’altro, decidere come dividere il denaro in comune, valutare fin da subito quale dei due sia tenuto a cambiare la propria residenza e insieme iniziare un percorso di mediazione familiare nell’interesse dei figli che in questo modo potranno accettare più serenamente la separazione dei genitori. 

Quando è il momento gusto per separarsi? 

Non esiste il momento giusto per separarsi. Dipende solo dai coniugi. Se a loro giudizio vi è la possibilità di recuperare il rapporto allora si può pensare di impegnarsi in un percorso di terapia di coppia. Diversamente se la coppia non trova soluzione alla fine del rapporto, allora è preferibile dividere la propria strada onde evitare che le recriminazioni diventino veri e propri conflitti. 

Quanti soldi ci vogliono per separarsi?

Dipende dal procedimento scelto. Nei procedimenti consensuali il costo è contenuto. Si può aggirare, a seconda del procedimento, da 600,00 fino a 1.500,00 €, salvo che i coniugi non possano accedere al gratuito patrocinio. 

Nei procedimenti contenziosi dove la conflittualità è alta il costo è sicuramente maggiore perché quello che si instaura è un vero e proprio processo, che richiede la soluzione di questioni anche molto complesse (basti pensare alla liquidazione del patrimonio immobiliare).

Chi chiede per primo la separazione?

La domanda può essere proposta da uno dei coniugi cosi’ come da entrambi nel caso di separazione consensuale. E’ comunque indifferente ai fini del procedimento. 

Quando uno dei coniugi non vuole separarsi?

Come ogni rapporto sentimentale anche il matrimonio, per il suo permanere, necessità del consenso di entrambi i componenti della coppia. 

Pertanto si può procedere alla separazione anche se uno dei due non è d’accordo. In diritto romano si parlava di affectio maritalis per indicare che la coppia sposata, si sorregge sul sentimento di affezione coniugale che per i romani significava l’esternazione della volontà di voler vivere come marito e moglie. Cosi che, in assenza di questo elemento essenziale, il matrimonio di conseguenza veniva a cessare.

Da quando il coniuge può lasciare la casa coniugale?

In situazioni normali i coniugi debbono essere autorizzati dal giudice a vivere separati. Questa è la condizione principale della domanda di separazione. Per intenderci non esiste nel nostro ordinamento la possibilità di “essere separati in casa”.  

Accade però che in alcuni casi i coniugi possano e anzi debbano anticipare la fuoriuscita dalla casa coniugale. Sono quei casi in cui l’uno sia violento verso l’altro. In questo caso, il coniuge che subisce violenza deve denunciare immediatamente l’altro ed allontanarsi per la salvaguardia della propria incolumità e di quella dei propri figli.

Sarà poi il legale a spiegare al Giudice i motivi per i quali ci si è allontanati dal tetto coniugale. 

Cosa è la separazione breve?

Introdotta con l’art. 6 del Decreto Legge 132 del 2014 convertito in Legge 162 del 2014 la negoziazione assistita è il procedimento che in gergo comune viene definita “separazione breve”.  Può essere utilizzata anche per il divorzio e ancora per la modifica delle condizioni di separazione o divorzio. 

I coniugi, qualora non vi siano conflitti, con l’ausilio ognuno del proprio Avvocato  dovranno sottoscrivere la convenzione di negoziazione assistita. Subito dopo il procedimento per proseguire necessita  della sottoscrizione dell’intesa raggiunta circa le modalità di separazione e la regolamentazione degli aspetti patrimoniali.  Infine entro dieci giorni da quest’ultima gli avvocati invieranno l’accordo raggiunto con la negoziazione assistita al Procuratore della Repubblica del Tribunale competente per ottenere il nullaosta. 

Cosa è la lettera di separazione?

La lettera di separazione è la missiva con la quale un coniuge comunica formalmente all’altro la volontà di separarsi. In questa lettera che viene predisposta dal legale si chiede inoltre di valutare la possibilità di una separazione consensuale. La lettera deve essere inviata con raccomandata con ricevuta di ritorno. 

Cosa s’intende per condizioni di separazione?

Le condizioni di separazione sono gli accordi cui coniugi, ormai separati, dovranno sottostare. A seconda degli aspetti da regolare potranno essere inerenti al diritto di visita del genitore non collocatario, agli aspetti economici come il mantenimento dei figli o l’assegno dovuto al coniuge. Possono regolare anche lo scioglimento della comunione legale della casa coniugale e prevedere dunque la possibilità che i separandi liquidino la quota di proprietà dell’abitazione in comune all’altro, oppure vendano l’appartamento per dividere la somma risultante dalla compravendita. 

Come affrontare la separazione?

Non vi sono formule magiche. Molto raramente le coppie si separano di comune accordo. Spesso accade che la volontà di sciogliere la coppia provenga da uno dei due e quindi giocoforza l’altro si trova a subire la decisione.

Ciononostante insistere su recriminazioni e tentare di obbligare l’altro a restare all’interno del matrimonio non produce mai l’effetto sperato e invece porta a insofferenza e litigi. Per questo motivo, una volta che si comprende che il rapporto è finito, sarebbe meglio definire il tutto con un comportamento civile, ricordando e preservando quanto di bello si è vissuto fino a quel momento.

Se ci sono figli poi un comportamento civile diventa di fondamentale importanza per proteggere il loro benessere e il rapporto genitoriale cui loro hanno diritto. Non è poi escluso che la rottura sia determinata dall’ingresso nella coppia di una terza persona. Anche in questo caso è sconsigliabile farsi prendere dal sentimento della gelosia. E’ preferibile accettare che i rapporti nascono e talvolta, purtroppo, si esauriscono senza che vi sia colpa di nessuno. 

Sarebbe auspicabile, quindi, che la parola FINE sia scritta con dignità. 

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