Di Nomos Law Firm
Come noto è preciso obbligo del datore di lavoro quello di versare i contributi previdenziali all’INPS.
L’obbligo del pagamento degli oneri contributivi è ripartito in parte in capo al dipendente attraverso una trattenuta in busta paga e in parte in capo al datore di lavoro, attraverso il versamento periodico tramite F24 (tanto per la quota a suo carico quanto per quella trattenuta al lavoratore).
Putroppo negli ultimi anni, complice anche il perenne stato di crisi economica acuito dalla pandemia da Covid-19, si registra un aumento di circa il 22% dei contributi obbligatori non versati da parte del datore di lavoro, con tutte le nefaste conseguenze a carico del lavoratore.
Vediamo, dunque, come è possibile tutelarsi in casi del genere.
Indice dei contenuti
Cosa succede se il datore di lavoro non ha pagato i contributi inps?
In questo caso scattano a carico del datore di lavoro inadempiente sanzioni civili e penali. La questione è assai tecnica ed è stata oggetto di numerosi interventi normativi e regolamentari.
Occorre però distinguere due fattispecie:
- L’omissione, ovverosia la condotta del datore di lavoro che non versa o versa in ritardo i contributi, il cui ammontare è comunque rilevabile dalle denunce e / o dalle registrazioni obbligatorie;
- L’evasione, che ricorre in presenza di denunce obbligatorie o registrazioni omesse o non conformi al vero (le retribuzioni erogate e i rapporti di lavoro sono occultati con la precisa intenzione di non versare i contributi).
Nel primo caso la sanzione sarà di natura civile e sarà calcolata nell’importo pari al tasso BCE aumentato del 5,5% entro la misura massima del 40% dei contributi dovuti.
Nei casi di evasione contributiva, invece, occorre distinguere:
- L’evasione connessa a registrazioni o denunce obbligatorie non conformi al vero o omesse. Per cui è prevista una sanzione civile corrispondente ad un tasso di interesse pari al 30% (in ragione d’anno) entro la misura massima del 60% dei contributi dovuti;
- L’evasione denunciata spontaneamente prima di richieste o contestazioni da parte degli organi di controllo e, comunque, entro 12 mesi dal termine ordinario di pagamento ed altresì con pagamento dei contributi entro 30 giorni dalla denuncia stessa, per cui si applica una sanzione civile pari al tasso BCE aumentato del 5,5% entro la misura massima del 40% dei contributi dovuti;
- il mancato o ritardato pagamento dei contributi, derivante da incertezze oggettive connesse ad orientamenti giurisprudenziali contrastanti circa l’obbligo contributivo (successivamente riconosciuto in sede giudiziale o amministrativa). In tali casi si applica la sanzione civile pari al tasso BCE aumentato del 5,5% entro il limite massimo del 40% dei contributi dovuti.
Oltre alle sanzioni di tipo civile, il legislatore ha previsto anche delle sanzioni penali. L’obiettivo è chiaramente quello di ridurre attraverso la repressione i fenomeni di lavoro irregolare e sommerso, i cui nefesti effetti si riverberano sia sulla posizione del singolo lavoratore, sia a danno dell’intera collettività.
Il reato che viene in rilievo in casi simili è quello di omesso versamento, ravvisato in presenza di un dolo generico (il quale si realizza quando si pone in essere la condotta tipica incriminata dalla norma).
Il mancato versamento realizzato da un terzo, cui l’azienda ha demandato il pagamento dei contributi, non esonera la stessa da responsabilità in sede penale.
Spetta infatti al datore di lavoro, quale soggetto titolare del rapporto, vigilare sul fatto che il professionista / terzo provveda a versare le somme.
L’omesso pagamento di ritenute previdenziali, per la quota a carico del lavoratore ed operate sulla retribuzione riconosciuta a quest’ultimo (comprese le trattenute ai pensionati che lavorano) è punito:
- Con la reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 1.032 euro se l’importo omesso è superiore a 10 mila euro annui;
- Con la sanzione amministrativa da 10 mila a 50 mila euro non diffidabile se l’importo omesso è pari o inferiore a 10 mila euro annui.
Occorre ricordare che l’azienda non è comunque punibile se provvede al versamento entro tre mesi dalla contestazione o dalla notifica del provvedimento di accertamento della violazione.
Come si fa a controllare i contributi INPS versati?
Avere contezza della propria situazione contributiva è di fondamentale importanza poiché mette al riparo il lavoratore da eventuali omissioni del datore di lavoro.
Fortunatamente la tecnologia oggi consente a tutti di avere accesso a questa informazione, scaricando dal portale dell’INPS il proprio estratto conto contributivo (E.C.C.).
E’ necessario collegarsi al sito dell’INPS ed accedere alla propria area personale attraverso SPID, CIE o CNS, aprire la sezione “Servizi per il cittadino” e poi “Pensioni e altre prestazioni previdenziali“, scegliendo tra queste la “Consultazione dell’estratto conto contributivo”; e in pochi semplici click sarà possibile verificare la propria posizione.
L’estratto conto contiene:
- I dati anagrafici del lavoratore come nome, cognome, codice fiscale, data di nascita e numero identificativo INPS;
- Situazione contributiva, comprendendo qualsiasi periodo di lavoro in cui sono stati versati i contributi, le relative retribuzioni e le aliquote contributive che sono state applicate ad ogni trance lavorativa;
- Posizione assicurativa, ovvero il diritto garantito al lavoratore di avere prestazioni previdenziali in base ai contributi versati;
- Diritto alle prestazioni, ossia informa in merito alla quota di pensione maturata e l’eventuale diritto ad altre prestazioni previdenziali, come ad esempio l’indennità di disoccupazione o l’indennità di maternità/paternità.
- Debiti previdenziali, nel caso in cui siano state registrate mancanze nei versamenti o alcuni contributi dovuti in seguito a rettifiche da parte dell’INPS.
L’Estratto Conto INPS è formato da diversi componenti e bisogna essere in grado di individuarli uno ad uno per poter trarre tutte le informazioni necessarie.
Di seguito, per agevolare il lavoratore, abbiamo elencato dall’inizio al termine del documento, tutti gli elementi che potrete vedere nell’estratto conto INPS:
- Intestazione, composta dal nome del lavoratore e numero identificativo INPS indicati in alto a sinistra;
- Dati del datore di lavoro, dove si trovano i dati dell’azienda presso cui il lavoratore è impiegato, come ad esempio la ragione sociale, il numero di partita IVA e il codice azienda INPS;
- Periodo di riferimento, che è indicato in alto a destra dell’estratto conto INPS e mostra il periodo temporale di riferimento dell’estratto conto, ovvero il periodo per il quale vengono mostrati i dati contributivi;
- Contributi a carico del lavoratore, che riporta i contributi previdenziali versati dal lavoratore, suddivisi per voce contributiva (come ad esempio contributi per la pensione, per la malattia, per l’invalidità, ecc.);
- Contributi a carico del datore di lavoro, che riporta i contributi previdenziali versati dall’azienda per conto del lavoratore, anche questi suddivisi per voce contributiva;
- Totale contributi, evidenziato in basso, indica il totale dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro, anche qui suddivisi per singola voce contributiva;
- Eventuali note, riportate in basso, qualora sia necessario aggiungere ulteriori informazioni.
Cosa fare se non risultano i contributi inps e come recuperarli?
Se dopo aver scaricato l’estratto conto certificativo risultano delle omissioni è importante agire con in maniera tempestiva.
Dal momento che i crediti previdenziali soggiacciono al termine di prescrizione quinquennale è necessario inviare immediatamente una segnalazione all’INPS per denunciare l’omissione contributiva.
Per inviare tale segnalazione occorre seguire il percorso “Fascicolo previdenziale del cittadino (accessibile con credenziali dispositive, quali Spid, carta d’identità elettronica o carta nazionale dei servizi), Posizione assicurativa, Segnalazione contributiva”.
Una volta effettuato l’accesso all’applicazione, è necessario indicare dettagliatamente il periodo mancante, la gestione previdenziale coinvolta (ad esempio: Assicurazione Generale Obbligatoria- Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti) e la tipologia di contribuzione assente (obbligatoria, da riscatto, figurativa, etc.). In seguito, è possibile allegare la documentazione comprovante il diritto agli accrediti e la loro misura (cedolini paga, ricevute di versamento, etc.).
A seguito dell’invio della denuncia, il termine per il lavoratore si estende a 10 anni, con la possibilità dell’ente di poter richiedere al datore di lavoro i contributi non versati.
Se il lavoratore si accorge del mancato versamento dei contributi INPS prima dei 5 anni, l’INPS insieme all’Agenzia delle entrate svolgeranno tutti i controlli effettivi ai fini della verifica del mancato versamento contributivo.
Per effettuare questa operazione è raccomandabile rivolgersi ad un Avvocato esperto di diritto del lavoro e previdenziale, anche al fine di richiedere e ottenere un risarcimento del danno nei confronti del datore di lavoro inadempiente (al quale naturalmente saranno anche applicate le sanzioni viste precedentemente).

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