Sfruttamento su luogo di lavoro: tutto quello che devi sapere.

In un contesto sociopolitico in cui vi è eccesso di manodopera e carenza di lavoro capita sovente che taluno, nel ricercare le figure professionali da impiegare nella propria impresa, decida di venir meno alle norme che tutelano il lavoratore. 

Diversi sono i modi in cui un datore può violare o eludere le normative dedicate alla tutela dei lavoratori. 

In primo luogo occorre fare una distizione fra ciò che si intende per violazione e il significato intrinseco del termine elusione i quali, a dispetto dell’apparenza, non sono sinonimi.

Con il termine “violazione” si intende la trasgressione di un obbligo giuridico. A titolo di esempio la mancata applicazione delle normative di sicurezza è una violazione. 

Con il termine “elusione” invece si intende fare riferimento a quel comportamento che appare legittimo a una prima superficiale lettura, m che invece nasconde una violazione. Si pensi all’ipotesi del lavoratore che sebbene impiegato regolarmente non percepisce le retribuzioni a titolo di straordinari o altri emolumenti dovuti. 

Si percepisce immediatamente come nel secondo caso sia più difficile per il lavoratore avvedersi di un comportamento a suo danno. 

Entrambe le situazioni descritte possono essere configurabili come sfruttamento. 

In entrambe infatti vi è un ingiusto vantaggio del datore che lo ottiene come conseguenza del sacrificio del lavoratore. 

Quando è considerato sfruttamento?

Si deve considerare sfruttamento tutto quanto non è conforme all’accordo di lavoro o alla revisione consensuale dello stesso.

Non tutte le clausole del contratto di lavoro, però, sono revisionabili per mutuo consenso.

Alcune, infatti, sono rigide e impossibili da modificare perché stabilite dalla legge. Così ad esempio la richiesta fatta al lavoratore di prestare l’attività lavorativa oltre l’orario concordato e oltre l’orario che la legge (in genere queste norme sono contenute nei CCNL) stabilisce come straordinario integra una ipotesi sfruttamento perché va ad incidere sul diritto al riposo del lavoratore avvantaggiando il datore di lavoro. 

Quali tipi di sfruttamento ci sono?

Diverse sono le tipologie di sfruttamento sul lavoro.

Si può partire dalla forma più grave rinvenibile in tutte le ipotesi di lavoro irregolare (lavoro nero) fino a quelle situazioni in cui lo sfruttamento è più celato, come ad esempio quando il lavoratore viene impiegato in mansioni inferiori a quelle per le quali era stato assunto o, ancora, quando viene occupato in mansioni superiori senza però ricevere un aumento della retribuzione o il giusto inquadramento. 

Quali forme può assumere lo sfruttamento lavorativo?

Come già anticipato lo sfruttamento nell’ambito lavorativo può assumere diverse forme molte delle quali difficilmente riconoscibili dal lavoratore. 

Un buon indice di valutazione per il riconoscimento di una situazione di sfruttamento è dato proprio da quel vantaggio ulteriore del datore a fronte di un maggiore sacrificio del lavoratore, sacrificio che può non essere solo economico ma anche di tipo diverso. Si pensi alle tutele per la maternità che impongono che in un determinato periodo la puerpera possa avere un trattamento orario part time per allattare il neonato.

O ancora, si pensi al riposo settimanale che è obbligatorio per legge e che anche se indennizzato non può essere sistematicamente negato poiché ciò equivarrebbe ad abusare del riposo del lavoratore. 

Pensare di poter inquadrare tutte le fattispecie in un articolo è però impossibile. Si pensi che esistono centinaia di contatti collettivi nazionali e tantissimi revisioni degli stessi e delle normative nazionali di cui sono conseguenza. 

Per questo motivo è necessario rivolgersi a un avvocato specializzato per comprendere se e in quale misura vi sia uno sfruttamento. 

Cosa si intende per sfruttamento intollerabile?

Con questa locuzione si fa riferimento all’impiego del personale per mansioni nocive e pericolose. 

Si pensi all’ipotesi di un impiego che preveda il caricamento di pesi eccessivi senza alcuna strumentazione idonea ad alleggerire il carico. Oppure alla pretesa di impiegare i lavoratori in occupazioni pericolose senza aver fornito i dispositivi di protezione individuale adeguati. 

O ancora pretendere dal lavoratore orari di lavoro estenuanti senza garantirgli il giusto riposo e spesso neanche nessun aumento della retribuzione. 

O, sempre a titolo esemplificativo, consentire che il lavoratore lavori in condizioni igienico sanitarie inadeguate non prevedendo ad esempio alloggi decorosi (nei casi in cui ciò sia parte del contratto). 

Chi sono i lavoratori sfruttati dal “caporalato”?

Il caporalato è una forma illegale di reclutamento della manodopera. 

In sostanza un soggetto, il coseddetto “caporale”, recluta manodopera da fornire ai datori di lavoro che li assumono senza alcun contratto e senza alcuna tutela (generalmente per un periodo di tempo breve).

Spesso il “caporale” percepisce un emolumento in denaro per ogni persona reclutata. 

In genere le persone che si avvicinano a questa tipologia di “lavoro” sono persone già molto fragili economicamente che cercano solo un modo per assicurarsi un pasto alla fine della giornata.

Per questo motivo sono anche facilmente ricattabili perché è chiaro che, tanto più si è poveri e privi di alternativa, tanto più si sarà sottoposti a questo tipo di ricatto. 

Questo tipo di comportamento è vietato dalla legge e sanzionato sia penalmente, sia civilmente. 

Purtroppo però in un’economia stagnante che ha come uno valore la ricchezza questi fenomeni sono purtroppo frequenti soprattutto in alcune zone del Paese e soprattutto a danno di alcune tipologie di persone. 

Cosa fare se il datore di lavoro ti sfrutta?

In questi casi occorre rivolgersi, senza timore, ad un Avvocato specializzato nella materia del diritto del lavoro e della previdenza sociale.

Si specifica che nella relazione fra datore di lavoro e lavoratore la legge riconosce sempre in quest’ultimo la parte debole del contratto, apprestando dunque maggiori tutele e garanzie.

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