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Licenziamento illegittimo
Il licenziamento illegittimo è quello contrario alla legge.
Come noto il sistema giuslavoristico comprende una serie di norme, talune di origine legislativa e talaltre provenienti dalla contrattazione collettiva. Entrambe hanno valore vincolante sia per i datori di lavoro, sia per i lavoratori.
Cosa succede in caso di licenziamento illegittimo?
In caso di licenziamento illegittimo e quindi contrario alla legge accade che, nell’immediato, il soggetto destinatario del licenziamento si trovi senza lavoro.
Generalmente la lettera di licenziamento può prevedere che vi sia un periodo di preavviso oppure può intimare un licenziamento immediato.
In entrambi i casi vi debbono essere le motivazioni su cui si basa la decisione del datore di lavoro.
In tali casi il lavoratore si trova di fronte a due possibilità: accettare il licenziamento e, al ricorrere dei requisiti previsti dalla legge, chiedere le prestazioni a sostegno del reddito quali ad esempio la Naspi (trattamento di disoccupazione), oppure ha la facoltà di impugnarlo.
Cosa fare?
In primo luogo una volta raggiunti dalla lettera di licenziamento iniziano a decorrere dei termini previsti dalle legge, la cui violazione comporta la decadenza del diritto di impugnazione.
In altri termini, se il lavoratore non pone in essere quel dato comportamento entro quel termine temporale stabilito dalla legge poi non potrà più agire né in via extragiudiziale, né in via giudiziale.
Per questo motivo è sempre raccomandabile rivolgersi ad un Avvocato per valutare insieme a lui la fondatezza del licenziamento e stabilire una linea di intervento che consenta al lavoratore di raggiungere il miglior risultato nel più breve tempo possibile.
Va chiarito che il licenziamento in ogni caso non può essere comminato verbalmente, pena la nullità dello stesso.
In questo caso come studio legale consigliamo di non lasciare mai il posto di lavoro onde evitare contestazioni circa una ingiustificata assenza lavorativa. Infatti, ben può accadere che il datore intimi verbalmente al lavoratore di lasciare immediatamente il posto di lavoro. In genere il lavoratore esegue l’ordine per poi vedersi slealmente contestare un’assenza ingiustificata.
Ciò premesso si può senza dubbio affermare che il licenziamento va contestato entro sessanta giorni dall’intimazione. La contestazione deve essere espressa, parimenti al licenziamento, in forma scritta e deve rendere chiara la volontà di impugnare il licenziamento.
Una volta contestato nei termini il licenziamento si deve entro il termine di 180 giorni proporre ricorso al Tribunale del lavoro competente o, in alternativa, promuovere tentativo di conciliazione o arbitrato per il tramite dell’Ispettorato del Lavoro di zona, oppure secondo le analoghe procedure eventualmente previste dal CCNL applicato al rapporto di lavoro.
Vi è da specificare che generalmente anche rivolgendosi a un Avvocato, si apre dapprima una fase extragiudiziale attraverso la quale, per mezzo della negoziazione, si cerca di addivenire a un accordo che possa soddisfare entrambe le parti senza coinvolgere il giudice del lavoro.
Le trattative possono concludersi con un accordo e quindi evitare un contenzioso fra le parti oppure possono terminare senza alcuna offerta o senza un’offerta che il lavoratore ritenga congrua.
In questo caso al lavoratore non rimane che rivolgersi al Tribunale per dare inizio a quella che comunemente viene definita “vertenza”.
Il processo che si andrà a instaurare è normativamente concepito per essere “breve” e nella prima udienza il giudice tenta la conciliazione delle parti.
Se la conciliazione va a buon fine il processo si chiude.
Se al contrario le parti non conciliano allora il processo prosegue e termina con la condanna di una delle parti.
Conseguenze del licenziamento illegittimo
Le conseguenze del licenziamento illegittimo sono assai pesanti per il datore di lavoro.
In primo luogo egli è tenuto al pagamento delle spese di giudizio.
Le altre conseguenze dipendono dalle normative di settore applicabili.
In alcuni casi infatti il lavoratore può avere diritto, qualora lo reputi per sé soddisfacente, al reintegro nel posto d lavoro.
In questo caso, dunque, egli viene reintegrato nel posto di lavoro e nella stessa posizione cui era impiegato precedentemente. Si tratta di una delle forme di tutela più efficaci. Tuttavia, però, tale tutela è stata fortemente ridimensionata a seguito di modifiche legislative allo Statuto del lavoratori (l.n. 300/1970).
Oggi si tratta di un’ipotesi residuale applicabile solo in alcuni specifici casi.
Esempi di licenziamento illegittimo e tutele applicabili
Esistono diversi tipi di licenziamento illegittimo e diverse sono le tutele applicabili.
- Licenziamento discriminatorio: si tratta di un licenziamento la cui motivazione si rinviene in una discriminazione (es. licenziamento per motivi di razza, sesso, religione etc..)
- Licenziamento nullo per espressa previsione di legge: ci si trova in questo contesto quando il datore ad esempio intima il licenziamento a causa di una malattia del lavoratore, oppure in occasione della maternità;
- licenziamento inefficace perché intimato in forma orale: come già anticipato il licenziamento deve essere intimato in forma scritta;
- licenziamento rispetto al quale il giudice accerti il difetto di giustificazione per motivo consistente nella disabilità fisica o psichica del lavoratore;
- licenziamento per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa rispetto al quale sia direttamente dimostrata in giudizio l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore.
Il reintegro nel posto di lavoro è obbligatorio nei primi quattro casi.
In questi casi, inoltre, il giudice ordina anche il pagamento di un’indennità (che non può essere inferiore alle cinque mensilità) oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
In tutte le altre ipotesi di licenziamento illegittimo, invece, la tutela predisposta dall’ordinamento, è di tipo economico.
In questi ultimi casi il giudice ordina al datore il pagamento di un’indennità pari a due mensilità per ogni anno di lavoro e comunque non inferiore alle 4 mensilità e superiore alle 24 mensilità.
Come si calcola l’indennità per licenziamento illegittimo?
La questione del calcolo dell’indennità è stata oggetto di diversi orientamenti giurisprudenziali che non verranno trattati in questa sede.
In questo momento sembra prevalere l’orientamento che riconosce il diritto a un’indennità calcolata nel suo complesso e che ricomprenda anche ogni compenso avente carattere continuativo che si ricolleghi a particolari modalità di prestazione in atto al momento del licenziamento, in quanto, ove si provvedesse in senso contrario, si addosserebbero al lavoratore conseguenze negative derivanti da un comportamento illegittimo tenuto dal datore di lavoro.
Licenziamento illegittimo: cosa fare
Nel caso si pensi di aver subito un licenziamento illegittimo occorre rivolgersi immediatamente a un avvocato per dare avvio a tutte le procedure di tutela che l’ordinamento riconosce ai lavoratori.
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